
Futurismo a Messina e Sicilia

La redazione del documento era stata interrotta l’anno prima, quando il Marinetti era andato a Messina, devastata dal terribile terremoto, per proporre una ricostruzione futurista.
Messina è una città provvisoria, baraccata, vi fiorisce un forte movimento futurista letterario con Enrico Cardile, Guglielmo Jannelli, Vann’Antò , Salvatore Quasimodo, Luciano Nicastro e Ruggero Vasari. Quest'ultimo rappresenta l'espressione poetica più alta del Futurismo, gli altri danno vita al «Manifesto dei futuristi siciliani».
Jannelli-Nicastro-V'Antò fondano a Messina la rivista «La Balza» che in quegli anni si rivela punto di riferimento anche in ambito nazionale, dando al movimento una sua singolare anticipazione, in ambito letterario, con le loro vivaci intuizioni.
Messina è città sempre in articulo mortis ma che secondo l’espressione marinettiana è sempre pronta come per andare in scena sono protagonisti i futuristi al Parisien e al Mastroieni, quest’ultimo un teatro post-terremoto di legno affollato che applaude alla prima di Marinetti in bombetta. Era una Messina che stemperava nell’invenzione politica, sociale e artistica i segni di quel terremoto che l’aveva vista galleggiare «sull’acque viola».

Il Futurismo siciliano è caratterizzato da una sua cifra inconfondibile di solarità e cromatismi mediterranei. Balla, Boccioni, Depero, Dottori, Benedetta Marinetti, Prampolini, Tato ed altri, autori che operarono in Sicilia partecipano sia alle esposizioni storiche, sia alle iniziative del movimento futurista siciliano.
I dipinti futuristi siciliani circolano nelle Biennali e nelle Quadriennali e nelle altre collettive, da quelle dei primi anni Venti alle Sindacali dei primi anni Trenta.
